Impatto delle scelte alimentari sulle emissioni e i cambiamenti climatici

Impatto delle scelte alimentari sulle emissioni e i cambiamenti climatici

Autore: Emiliano Merlin, INAF OAR

Circa le cause del cambiamento climatico, l’attenzione mediatica è quasi esclusivamente concentrata sui combustibili fossili; riteniamo sia importante ricordare anche quello dovuto al settore dell’industria zootecnica. L’allevamento sia intensivo che “estensivo” [1,2], soprattutto ma non esclusivamente di grandi ruminanti, incide pesantemente sull’equilibrio dell’ecosistema e sulle emissioni di gas serra [3]. Il 77% delle terre coltivabili è dedicato a pascoli o coltivazioni di mangimi, a fronte di una produzione di proteine pari solo al 18% del totale consumato [4], e le coltivazioni di soia per mangimi sono responsabili del 70% della deforestazione amazzonica [5]. Il 40% del consumo idrico agricolo va alla produzione di mangimi [6]. Inoltre, una percentuale sostanziale delle emissioni di gas serra viene dagli allevamenti (dal 20% al 40% a seconda di come si voglia calcolare il Global Warming Potential del metano, gas emesso dai ruminanti durante i processi digestivi, molto dannoso soprattutto su scale temporali a breve termine) [7,8].

Female hand holding tomato on organic farm

L’importanza delle diete plant-based

IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e vari enti di ricerca indipendenti [9,10,11] sollecitano il passaggio su scala globale a diete plant-based come una delle azioni di maggior impatto potenziale nella limitazione del riscaldamento globale. Secondo uno studio pubblicato su Nature nel 2020 [12] tale cambiamento messo in atto entro il 2050 porterebbe a un sequestro di 332-547 GtCO2, equivalenti al 99-163% delle emissioni globali nei prossimi 50 anni (con una probabilità del 66% di limitare il riscaldamento globale a 1.5°), con una immediata stabilizzazione delle emissioni globali di gas serra per i prossimi 30 anni [13] (Figura 1).

Fig. 1

Ci vuole un cambiamento

Il cambiamento delle abitudini alimentari è un ambito in cui ciascuno può fare la sua parte, senza attendere che siano promulgate legislazioni ad hoc per favorirlo. Purtroppo la ritrosia nell’accettare questi dati è ancora molto forte, e le istituzioni sono spesso arroccate a difendere “tradizioni” e lobby economiche [14]. Noi ci sentiamo di rassicurare chi si preoccupa di come si nutrirebbe la popolazione mondiale sottolineando che al momento alleviamo e nutriamo bestiame per il doppio della biomassa umana [15], e che il passaggio a diete plant-based ridurrebbe il terreno coltivato [16]; chi si preoccupa delle possibili carenze nutrizionali noti che le diete plant-based sono considerate sicure e salutari per tutte le età [17]; la cucina vegetale è ricchissima di sapori, non è più costosa di quella onnivora a parità di qualità delle materie prime, e molte ottime alternative vegetali alla carne e ai formaggi sono oggi reperibili nella grande distribuzione; chi si preoccupa dell’economia consideri infine che i cambiamenti portano opportunità di riconversione e nuovi sviluppi.

Promuoviamo un’alimentazione sostenibile

Sarebbe fondamentale che almeno gli enti di ricerca e le Università, avanguardie del sapere e della cultura, facessero proprie le incontrovertibili indicazioni degli studi scientifici, promuovendo in modo deciso regimi alimentari sostenibili, informando studenti e popolazione in eventi di outreach, e proponendo menù plant-based con un’offerta drasticamente ridotta di carne, pesce e formaggi ovunque possibile (mense, cene sociali, coffee-breaks a meeting e conferenze).

Referenze

[1] https://www.nature.com/articles/s41467-020-19474-6

[2] https://www.science.org/doi/10.1126/science.aaq0216

[3] https://www.nature.com/articles/d41586-019-02409-7

[4] https://ourworldindata.org/global-land-for-agriculture

[5] https://ourworldindata.org/grapher/drivers-forest-loss-brazil-amazon?stackMode=relative

[6] https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1029/2019WR026995

[7] https://www.fao.org/3/a0701e/a0701e.pdf

[8] https://www.nature.com/articles/s41612-018-0026-8

[9] https://www.ipcc.ch/srccl?s=plant-based+diet

[10] https://drawdown.org/solutions/table-of-solutions

[11] https://www.pcrm.org/good-nutrition/vegan-diet-environment

[12] https://www.nature.com/articles/s41893-020-00603-4

[13] https://journals.plos.org/climate/article?id=10.1371/journal.pclm.0000010

[14] https://www.theguardian.com/environment/2019/feb/12/nearly-a-fifth-of-eu-budget-goes-on-livestock-farming-greenpeace

[15] https://www.pnas.org/doi/full/10.1073/pnas.1711842115

[16]  https://www.economist.com/graphic-detail/2022/01/28/if-everyone-were-vegan-only-a-quarter-of-current-farmland-would-be-needed

[17] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19562864/

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo 2024, 10:47