Quanta energia consuma l’INAF?

Quanta energia consuma l’INAF?

Autore: Léo Girardi, INAF OAPd

Il Gruppo INAF-GREEN collabora con il “Tavolo Energia Ambiente” della “Conferenza permanente dei Direttori Generali degli Enti Pubblici di Ricerca italiani” (Codiger), attraverso la presenza di una componente (Arch. Francesca R. Porta) in entrambi i Gruppi, fornendo tra l’altro i dati energetici dell’Ente.

Questa attività in concerto col Codiger ci ha dato una prima opportunità per valutare quanta energia, e dove, l’INAF ha consumato nel periodo dal 2015 al 2021. Prima di proseguire nella presentazione di alcuni dati, dobbiamo avvertire che per forza la loro analisi e’ ancora molto incompleta e preliminare, viste alcune importanti lacune che ancora abbiamo nelle tabelle. Poi, non c’è stato il tempo di rapportare i consumi nelle diverse sedi INAF a nessun altro parametro quale, ad esempio, il numero di ricercatori che ci lavorano, i progetti strumentali sviluppati, oppure gli anni di costruzione dei diversi edifici.

Comunque, qualcosa di interessante si e’ potuto notare in questi dati:

  1. Consumo di energia elettrica
    Come si vede in seguito, il consumo complessivo di elettricità del INAF e’ dell’ordine 6 GWh all’anno, e si mantiene più o meno costante col tempo. Il consumo non ha risentito del periodo di lockdown nel 2020+2021. Si nota che i due istituti IRA e CAGLIARI consumano, ognuno, circa ¼ del totale INAF, il che non è inaspettato visto che sono le due sedi con radiotelescopi.

  2. Consumo di gas
    Dai valori di circa 250 000 smc/anno degli anni 2015-2017, il consumo totale si e’ ridotto ai circa 150 000 smc/anno attuali. Non sappiamo le cause di questa riduzione ma sicuramente la mancanza di dati per Trieste a partire dal  2018 contribuisce non poco a definire questo trend. Un notevole caso di riduzione del consumo viene da Milano, che nel 2020 ha dimezzato il consumo di gas, aumentando però  il suo consumo di energia elettrica.
  3. Altri consumi 
    Alcune unità INAF usano altri combustibili per il riscaldamento, specie in sedi distaccate quali gli osservatori astronomici. Ad esempio, abbiamo il GPL utilizzato a Trieste, Catania e Bologna (che operano le sedi di Basovizza, Serra La Nave e Loiano) e il gasolio usato sia a Torino sia a Padova (più precisamente nell’Osservatorio di Cima Ekar ad Asiago), e in minore misura in altre sedi. Per questi combustibili, i dati presentano notevoli fluttuazioni anno-a-anno, probabilmente da attribuire all’acquisto irregolare durante l’inverno piuttosto che a delle vere fluttuazioni nel consumo. I totali acquistati sono di circa 80 000 kg di gasolio e 20 000 kg di GPL all’anno. Nonostante il piccolo impatto sul totale dei consumi, queste fonti di energia sono più inquinanti dell’elettricità e del metano, ed è quindi importante investigare possibili alternative. Con l’aiuto dei nostri referenti locali, ci prefiguriamo di incentivare degli studi di fattibilità e di supportare quelli già in atto.
    Un caso particolare si presenta a Milano, che acquista energia del teleriscaldamento, in misure comparabili ai loro consumi di elettricità.
     

4.  E i costi?
Per gli anni pre-guerra fotografati da questa indagine, i costi dell’energia sono stati piuttosto costanti, quindi non ci sono fluttuazioni di rilievo da commentare, oltre a quelle già riscontrate nei consumi. Le spese totali per l’energia sono illustrate in seguito, e ammontano a circa 1.7 milioni di euro all’anno. Da far notare che
circa l’80 % di questi costi sono attribuibili alla sola voce elettricità.

Cosa manca? Il grande assente in queste tabelle è la voce “autogenerazione di energia”. Sarà compito nostro di riferire, in una prossima newsletter di INAF-GREEN, i primi sforzi in essere per sanare questa situazione.

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo 2024, 10:47